Riciclare pannelli fotovoltaici e pale eoliche, tra sfide e potenzialità 

La mole di rifiuti prodotti dai settori eolico e fotovoltaico non è ancora di entità rilevante, ma le aziende vogliono prevenire il problema puntando su ecodesign e schemi EPR 

Articolo a cura di Simone Fant

L’industria solare e l’industria eolica stanno giocando un ruolo decisivo nella tanto necessaria transizione energetica. Percepite come “tecnologie pulite” si stanno tuttavia ponendo anche al proprio interno questioni legate alla sostenibilità. Se, per esempio, la mole di rifiuti che producono non è ancora rilevante, le aziende si stanno già incamminando verso un domani all’insegna della responsabilità estesa del produttore, dell’ecodesign e di tecnologie di riciclo all’avanguardia. Ma i passi da fare sono ancora molti. 

Nel 2012 la Commissione europea decise di inserire i rifiuti generati dai moduli fotovoltaici a fine vita sotto l’ombrello della Waste Electrical and Electronic Equipment directive (WEEE). Un tipo di direttiva che, oltre a evitare il rilascio in ambiente di sostanze pericolose, consente il recupero di preziose materie prime, e prevede target di raccolta ambiziosi che però non riconoscono le peculiarità di prodotti come i pannelli fotovoltaici. 

Il riciclo dei pannelli fotovoltaici 

Esistono differenze tra i prodotti che consumano elettricità, come gli smartphone e gli elettrodomestici, e quelli che la producono, come i moduli fotovoltaici, che non hanno una composizione standard. Tendenzialmente sono costituiti per il 70% da vetro, per il 15% da alluminio, mentre il restante 15% è un mix di collante, silicio, contatti elettrici e rame. Oggi esistono diverse tecnologie che possono raggiungere un tasso di riciclo del 90%, ma la vera sfida rimane recuperare e riportare il silicio a un grado di purezza elevata, perché anche la minima percentuale di contaminazione può compromettere l’efficienza di una cella solare. 

Considerato però che i moduli sono composti principalmente da vetro e alluminio (85% circa), i tassi di riciclo europei sono complessivamente piuttosto elevati. Per esempio, in Germania nel 2018 è stata riciclata la quasi totalità delle oltre 7.000 tonnellate di pannelli a fine vita. Secondo dati Eurostat, Berlino è in testa alla classifica dei Paesi europei più circolari, ma il primato potrebbe essere dovuto semplicemente allo stato avanzato dell’industria solare tedesca. La Germania è infatti stata uno dei primi Paesi europei a investire nell’energia solare, installando molti anni fa i pannelli fotovoltaici che quindi oggi hanno concluso il proprio ciclo vita. Secondo le stime conservative dell’Agenzia Internazionale per l’energia, entro il 2030 verranno prodotti globalmente circa 1,7 milioni di tonnellate di rifiuti da pannelli fotovoltaici, quindi la ricerca e l’attività in questo campo sono solo all’inizio. 

Il riciclo di turbine e pale eoliche 

Le turbine eoliche hanno generalmente una durata media di vita compresa tra i 20 e i 30 anni. Mentre a oggi è possibile riciclare quasi la totalità della componentistica di una turbina, i problemi si presentano principalmente nello smaltimento delle pale, deputate a raccogliere il vento e trasformare l’energia cinetica in un moto rotatorio che produce energia.  

Alcuni studi prevedono che globalmente, a partire dal 2033, dovranno essere smaltite annualmente circa 200.000 tonnellate di pale. Uno studio condotto dall'Università di Cambridge stima che entro il 2050 questa cifra raggiungerà i 43 milioni di tonnellate. Numeri notevoli se si considera che le pale sono realizzate con materiali compositi difficilmente riciclabili come fibre in vetro e in carbonio. Separare ed estrarre i materiali compositi è una delle sfide maggiori, al momento, e la mancanza di uno standard di progettazione univoco rende tutto più difficile per i riciclatori. Sul mercato esistono infatti numerose varianti di pale eoliche: nella composizione dei materiali, nella struttura e nelle dimensioni. Ci sono persino differenze tra le pale offshore e quelle onshore. Questa diversificazione non consente alle aziende di uniformare e scalare i processi di riciclo. Ecco allora che l’ecodesign gioca un ruolo essenziale nel rendere più circolare un settore che negli ultimi anni sta provando fortemente a migliorarsi.