Cos’è la povertà energetica e qual è la situazione in Italia e in Europa 

La povertà energetica riguarda 700 milioni di persone in tutto il mondo, non solo nei Paesi poveri: le cause sono molteplici, ma esistono delle soluzioni 

Articolo a cura di Simone Fant

La povertà energetica non ha ancora una definizione condivisa, ma è comunque intesa come l’impossibilità di soddisfare bisogni energetici primari, come riscaldare e illuminare la propria casa o cucinare. Secondo i dati forniti dall’Agenzia internazionale dell’energia, dal 2010 il numero di persone che soffre di povertà energetica a livello globale è diminuito del 45%, soprattutto grazie al grande sviluppo economico asiatico.  

Tuttavia, la povertà energetica riguarda ancora oggi 700 milioni di persone in tutto il mondo, soprattutto i Paesi in via di sviluppo del Sud Globale. Secondo l’IEA, la situazione è più grave nei Paesi dell'Africa subsahariana, dove la crescita demografica ha portato a un aumento della richiesta energetica e circa l'80% delle persone vive senza accesso all'elettricità.  

A livello globale, inoltre, ancora più di 2 miliardi di persone dipendono da carbone, legno, carbonella o concime animale per cucinare e per scaldarsi, pratiche di combustione dannose per la salute e inquinanti per l'ambiente. 

La povertà energetica in Italia 

Secondo l’Osservatorio italiano sulla povertà energetica (OIPE), nel 2021 l’8,5% delle famiglie italiane ha sofferto di povertà energetica. Si tratta di circa 5 milioni di persone. Il Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC), che periodicamente il Governo italiano aggiorna e invia alla Commissione europea (in revisione entro giugno 2024), attualmente è insufficiente per una riduzione significativa. La piena implementazione del PNIEC attuale ridurrebbe, al 2030, la povertà energetica di un solo punto percentuale. 

Un sondaggio condotto dal Sindacato pensionati della CGIL, in collaborazione con la Fondazione Di Vittorio, ha rilevato una differenza “di benessere energetico” tra le persone coniugate o conviventi e quelle che vivono sole. Il 70% degli intervistati coniugati o convivente vive in una buona situazione economica. La maggioranza delle persone che vive in povertà energetica, invece, è formata da persone vedove. Di queste, il 61% è donna. 

La povertà energetica in Europa 

Contrastare la povertà energetica è uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Per raggiungerlo sono previste numerose azioni volte a garantire a tutti un accesso a sistemi di energia convenienti, sicuri, sostenibili e moderni. 

Ma la povertà energetica non riguarda solamente il Sud del mondo. Anche nei Paesi più ricchi l’accesso a servizi energetici di base può rappresentare un problema rilevante. Secondo dati Eurostat, nel 2022 il 9,3% degli europei (circa 42 milioni di persone) non è stato in grado di riscaldare adeguatamente la propria casa. Complessivamente una famiglia su quattro ha ammesso di non potersi permettere di riscaldare, raffreddare o illuminare la propria casa adeguatamente. 

La crisi dei mercati dell’energia causata dall’invasione russa in Ucraina ha esacerbato la povertà energetica delle famiglie europee. Ma secondo la Commissione europea le cause riguardano una combinazione di vari fattori: basso reddito, scarsa efficienza energetica degli edifici e volatilità dei prezzi nei mercati energetici. Queste criticità influiscono sul benessere delle persone. La povertà energetica ha infatti un impatto negativo sulla salute psico-fisica e sull'inclusione sociale. 

Possibili soluzioni 

Il prezzo dell’energia è sicuramente una delle aree su cui si può intervenire, non solo con la spinta del libero mercato ma anche con incentivi specifici per le famiglie con ISEE ridotto, e con politiche di bonus sociale in bolletta, introdotto limitatamente negli scorsi anni e rinnovato per il primo trimestre 2024.Una seconda area di intervento sono bonus dedicati alla generazione decentralizzata rinnovabile, che abbatte anche i costi legati alla distribuzione dell’energia (specie nei paesi in aree remote o poco abitati), permettendo ai nuclei famigliari in povertà energetica di provvedere in autonomia al proprio fabbisogno energetico. 

Gli investimenti nell'efficienza energetica e nelle energie rinnovabili rientrano tra le misure strutturali raccomandate dalla Commissione europea. Abitazioni ed elettrodomestici più efficienti ridurrebbero la domanda energetica e quindi gli impatti negativi causati dalla povertà energetica. Queste misure sono pensate per raggiungere i target fissati dalla Energy Efficiency Directive, direttiva europea che prevede una riduzione dei consumi energetici del’11,7% entro il 2030. Il focus è soprattutto sul settore pubblico. Infatti gli Stati membri dovranno efficientare ogni anno almeno il 3% della superficie degli edifici pubblici (in particolare nel social housing) per trasformarli in immobili a emissioni quasi-zero.  

Per fronteggiare la povertà energetica la politica gioca insomma un ruolo decisivo. Supportare le famiglie bisognose con sussidi e incentivare l’efficientamento energetico sono solo alcune delle soluzioni raccomandate per limitare le disuguaglianze, mentre la produzione autonoma di energia rinnovabile è una delle opportunità più funzionali per una transizione energetica più giusta ed equa.