Energie rinnovabili: aumentano aziende e produzione, ma l’Italia potrebbe fare di più 

Lombardia, Lazio e Campania si confermano il cuore delle rinnovabili, ma con un PNIEC più coraggioso gli italiani risparmierebbero 25 miliardi in bolletta 

Articolo a cura di Sara Perinetto

La generazione di energia elettrica da fonti rinnovabili è cresciuta del 20% nel 2023 in Italia e già quest’anno potrebbe arrivare al 50%. A dirlo è la società di consulenza nell'energia Althesys, nel suo rapporto annuale presentato alla fiera dell’energia rinnovabile Key a Rimini, secondo cui sviluppare le energie rinnovabili più di quanto prevede l’ultima versione del PNIEC porterebbe un risparmio in bolletta per gli italiani fino a 25 miliardi di euro entro il 2035.  

Durante lo stesso evento, anche Fondazione Symbola ha presentato il proprio rapporto, che mostra come le imprese attive o potenzialmente attive nella filiera delle energie rinnovabili in Italia sono cresciute del 13,2% nel 2023 rispetto all’anno precedente, con prevalenza del settore fotovoltaico. 

Rapporto Althesys 

L'ultimo aggiornamento del Piano nazionale per l’energia e il clima (PNIEC), che l’Italia dovrà ripresentare a Bruxelles entro il 30 giugno 2024, prevede per il settore elettrico italiano una quota di rinnovabili sui consumi finali di energia del 65% nel 2030. Ciò si tradurrebbe in una potenza installata di circa 131 gigawatt e una produzione da fonti di energia rinnovabili (FER) di circa 228 Terawattora. Ma il PNIEC è giudicato da più parti troppo poco ambizioso. Elettricità Futura, l'associazione delle imprese elettriche aderente a Confindustria, propone per esempio di alzare al 73% la quota di rinnovabili sul consumo interno lordo di energia elettrica al 2030, con una riduzione del 75% di emissioni di CO₂ e 143 Gw totali di potenza rinnovabile installata. Ciò significherebbe installare almeno 84 Gw di nuova potenza rinnovabile nei prossimi sette anni e 80 Gwh di accumuli. 

Secondo i dati contenuti nel report di Althesys, Il governo del sistema, la chiave per la transizione, questa maggiore ambizione significherebbe all’atto pratico un risparmio in bolletta complessivo per famiglie e imprese di 3 miliardi di euro dal 2024 al 2030 e di 25,1 miliardi di euro dal 2024 al 2035. Ma non solo. I costi di approvvigionamento da combustibili fossili si ridurrebbero di 1,2 miliardi di euro complessivi tra 2024 e 2030 e di 5,1 miliardi tra 2024 e 2035. Insomma, i ritardi della politica possono avere un peso notevole sullo sviluppo delle rinnovabili. 

Attualmente, inoltre, la generazione di energia termoelettrica nel suo complesso copre circa il 62% della produzione nazionale, ma nel 2023 è scesa del 17,4% rispetto al 2022, mentre la generazione da rinnovabili ha segnato un +20%, grazie soprattutto a idroelettrico ed eolico. Mantenendo questo trend, secondo Althesys, l'Italia già a fine 2024 potrebbe arrivare al 50% della produzione elettrica da rinnovabili. Tuttavia, i costi delle rinnovabili sono in salita, a causa dell'aumento dei prezzi dei materiali e del costo del capitale. Con la crisi energetica e l’instabilità dello scenario geopolitico globale, infatti, i costi di investimento di eolico e fotovoltaico (Capex), dopo anni di costante discesa, dal 2021 hanno visto una marcata inversione di tendenza. Per l'eolico, nel 2023 i Capex medi sono tornati ai valori di oltre dieci anni fa, mentre per il fotovoltaico si avvicinano a quelli di cinque anni fa. 

Rapporto Symbola 

Sempre a Key Energy, Fondazione Symbola ha presentato il rapporto Filiere del Futuro. Geografia produttiva delle rinnovabili in Italia, realizzato con Italian Exhibition Group per analizzare il quadro attuale e le prospettive di sviluppo delle rinnovabili da qui al 2030. Nel complesso, nel 2023, le imprese che dichiarano attività legate alle filiere di fotovoltaico, eolico, idroelettrico, solare termico, geotermico e bioenergie, sono in aumento del 13,2% rispetto all’anno precedente, essendo cioè passate da 33.257 a 37.655 unità.  

Il 74,4% di queste imprese è attiva sul fotovoltaico, il 37,1% sull’eolico, il 23,2% sulle bioenergie, il 17,6% sull’idroelettrico, il 13,0% sul geotermoelettrico e l’8,1% sul solare termico. La quota maggiore riguarda le imprese di installazione e manutenzione (39,2%) che sono maggioritarie in Campania e Lazio, seguite da quelle impegnate nella produzione di energia (13,8%), concentrate soprattutto in Lombardia, dal commercio (12,3%), dalla manifattura (9,6%), da affitto e gestione immobiliare (6,4%) e infine dalle attività di consulenza, collaudo e monitoraggio (6,1%).  

Oltre un terzo di queste imprese ha sede legale in Lombardia (16% del totale nazionale), Lazio (10,8%) e Campania (9,3%), che registrano anche il maggior numero di nuove imprese nate nel 2023. Seguono poi Sicilia (8,0%) e Veneto (7,9%). Queste cinque regioni raccolgono insieme oltre la metà del totale delle imprese censite nella filiera (52,1%).