Consumo di suolo: parchi eolici e attività agricole possono convivere bene 

Un nuovo studio dimostra che l’impatto sulla superficie utilizzata dei parchi eolici è inferiore a quello dell’estrazione di gas e petrolio 

Articolo a cura di Simone Fant

Tra le ragioni che ostacolano l'installazione e l’accettazione delle turbine eoliche da parte di una comunità, si sente spesso menzionare il consumo di suolo agricolo. Ma è vero che i parchi eolici rendono le aree circostanti inadatte alla coltivazione, occupando troppo terreno? Un recente studio, pubblicato dalla rivista scientifica Environmental Science and Technology da ricercatori provenienti dalle università statunitensi John Hopkins University e McGill University, dimostra come nella maggior parte dei casi la produzione di energia eolica possa convivere proficuamente con le attività agricole circostanti.  

Attraverso un innovativo metodo di misurazione del consumo di suolo basato sul machine learning, i ricercatori hanno analizzato oltre 300 parchi eolici per un totale di oltre 15.000 turbine che forniscono elettricità a 80 milioni di persone sparse tra Stati Uniti, Canada e Messico. “Il nostro studio evidenzia che le turbine e le attività umane esistenti, come l’agricoltura, possono coesistere”, ha dichiarato Sarah Jordaan, autrice principale dello studio. “Inoltre la realizzazione di parchi eolici su infrastrutture già esistenti potrebbe aiutare a ridurre gli impatti sul territorio e convincere la popolazione locale.” La ricerca ha inoltre stimato che costruire le turbine accanto alle strade occuperebbe meno suolo aumentando l’efficienza dell’opera di ben sette volte.  

Le infrastrutture fossili consumano più suolo delle turbine 

L’idea per cui le turbine eoliche occuperebbero troppa terra è diffusa negli Stati Uniti, come in Italia. Ma ci sono anche altri studi che smentiscono questa tesi. Una ricerca della Princeton University nel 2021 ha calcolato che la realizzazione degli impianti eolici necessari agli Stati Uniti per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 coprirà una superficie massima di 2,5 milioni di acri. Si tratta di una cifra notevolmente inferiore rispetto ai 4,4 milioni di acri attualmente occupati per l’estrazione di gas naturale, oppure di petrolio (3,5 milioni). 

Una stima del Laboratorio Nazionale per le Energie Rinnovabili ha calcolato che il 98% dell’area di un parco eolico sarebbe disponibile per pratiche agricole e altri usi. Inoltre le specie vegetali e animali possono tranquillamente crescere e muoversi in sicurezza anche fino alla base di una turbina. Ciò consente loro di prosperare, permettendo agli agricoltori di continuare a lavorare i raccolti e far pascolare gli animali. 

In un studio pubblicato dalla Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite (UNECE), i parchi eolici sono messi a confronto anche con un’altra fonte di energia rinnovabile: la biomassa. Se si include lo spazio tra le turbine, l’intensità di utilizzo del suolo dei parchi eolici è 15.000 ettari per terawattora all’anno. Considerevolmente meno rispetto ai 160.000 ettari per terawattora consumati dalla produzione di energia tramite biomassa. 

Il rumore delle pale eoliche è davvero un problema? 

Un altro elemento che causa spesso discordia tra la comunità e gli operatori energetici è il rumore generato dalle turbine. Secondo la legge italiana, per esempio, le pale vanno installate a una certa distanza dal centro abitato, pari a sei volte l'altezza della torre che sorregge le pale. Nel web si trovano segnalazioni di una serie di disturbi psicosomatici dovuti alla vicinanza alle turbine, ma nessuno di questi è confermato da studi approvati dalla comunità scientifica. 

Un’analisi della Columbia Law SchooI cita una dichiarazione d'impatto ambientale del 2021, realizzata per il progetto eolico Rail Tie da 120 turbine e 500 megawatt operativo nello Stato del Wyoming. Nel documento il Dipartimento dell'energia statunitense specifica che il rumore generato dall’impianto non supera i 55 decibel. Inferiori, per esempio, ai 60 decibel di un condizionatore d'aria percepiti a 6 metri di distanza. A 15 metri, invece, i suoni del condizionatore toccano i 50 decibel, molto vicini a quelli di una turbina.