Comunità energetiche rinnovabili, cosa sono e quali benefici apportano 

Produrre e consumare energia elettrica autonomamente permette alle comunità di produrre un “reddito energetico” e ridurre le bollette  

Articolo a cura di Simone Fant

Una comunità energetica è un’associazione tra cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali e piccole e medie imprese che decidono di collaborare nella produzione, scambio e consumo di energia da fonti rinnovabili su scala locale. 

Si tratta di nuovo modello di autoproduzione e autoconsumo decentralizzato che può rendere i cittadini protagonisti della transizione energetica e allo stesso tempo diventare un valido strumento di contrasto alla povertà energetica, fornendo energia pulita a prezzi accessibili. 

In Italia le configurazioni principali di comunità energetiche sono due: gruppi di autoconsumo collettivo (AC) e comunità energetiche rinnovabili (CER). Il primo caso, l’AC, è solitamente un condominio trattato come un unico soggetto giuridico che condivide l’energia elettrica prodotta dal proprio impianto fotovoltaico, anche con le singole abitazioni che lo compongono. Le CER, invece, sono definite come una più ampia associazione di consumer e prosumer (consumatore e produttore di un bene) geograficamente vicini, che possono contare sull'unione di più impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.  

Comunità energetiche, incentivi e regole in Italia 

La Direttiva Europea RED II del 2018 prevede tra le varie norme anche il sostegno alla produzione e all’autoconsumo di energia elettrica da fonti rinnovabili. In Italia, dopo vari rimaneggiamenti normativi, nel 2021 è stato approvato un decreto legislativo per attuare la direttiva europea. Il decreto definisce le comunità energetiche rinnovabili come soggetto giuridico che si basa sulla partecipazione aperta e volontaria e ha come obiettivo principale quello di fornire benefici ambientali, economici e sociali ai membri o alle aree locali in cui opera. Inoltre, il decreto stabilisce che lo scopo di una comunità energetica non può essere il profitto, fissa il limite di potenza complessiva degli impianti di produzione dell’energia elettrica a 1 Megawatt e offre la possibilità di includere nelle CER anche impianti già esistenti all’entrata in vigore del decreto, qualora non superino il 30% di potenza complessiva dell’intera comunità. 

Per promuovere lo sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili gli incentivi sono uno strumento fondamentale. Dei 5,7 miliardi di euro di aiuti stanziati dal governo italiano per il 2024, 3,5 sono destinati a un incentivo in tariffa che sarà finanziato con un prelievo sulle bollette elettriche di tutti gli utenti. Per accedere all’incentivo le comunità energetiche rinnovabili devono risultare regolarmente costituite alla data di presentazione della domanda. Il periodo di diritto alla tariffa incentivante decorre dalla data di entrata in esercizio commerciale dell’impianto ed è pari a 20 anni. 

Dal PNRR, invece, è arrivato il secondo stanziamento da 2,2 miliardi di euro. Questo contributo in conto a fondo perduto servirà a finanziare fino al 40% dei progetti per la costruzione degli impianti di comunità energetiche rinnovabili in comuni con meno di 5.000 abitanti. Le regole operative sull’accesso agli incentivi sono state elaborate dal Gestore servizi energetici (GSE) in un documento che descrive in modo dettagliato tutte le modalità e le tempistiche per ottenere i benefici economici. 

Secondo i numeri che il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica ha indicato alla Commissione europea nella notifica del decreto, le tariffe incentiveranno circa 210.000 iniziative, con 2 milioni di aderenti, mentre il contributo in conto a fondo perduto supporterà circa 85.000 progetti di autoconsumo collettivo e comunità energetiche rinnovabili. 

Tutti benefici delle comunità energetiche 

Produrre e consumare energia elettrica autonomamente permette alle comunità di produrre un “reddito energetico” da redistribuire ai propri soci, ossia un surplus remunerativo proveniente dall’energia prodotta. Inoltre i risparmi energetici derivati si traducono potenzialmente in cali dei consumi e costi ridotti in bolletta. Tra i vantaggi delle comunità energetiche c’è la sostituzione del consumo di fonti fossili con la produzione di energia solare e eolica. Questo implica una diminuzione delle emissioni di gas a effetto serra, la principale forma di mitigazione per rallentare il riscaldamento globale. Inoltre, grazie al modello CER, si evita di dissipare energia in perdite di rete per via di una minore distanza da coprire e dell’autoconsumo diretto da parte dei membri della comunità.  

L’evoluzione di questo nuovo modello decentralizzato implica anche dei benefici sociali. La condivisione di una risorsa essenziale come l’energia stimola l’aggregazione sociale sul territorio, educa e coinvolge i cittadini a una cultura urbana più sostenibile. In quanto modelli di inclusione e collaborazione, quindi, le comunità energetiche rinnovabili sono anche un’ottima occasione per accrescere la consapevolezza dei consumatori sull’importanza di preservare le risorse, promuovendo comportamenti virtuosi.